Alla scoperta del sito archeologico di Aktrotiri: la “Pompei di Santorini”, da pochi mesi riaperto al pubblico.

Se hai finalmente scelto di effettuare le tue prossime vacanze sull’isola di Santorini, non puoi assolutamente non programmare una visita al sito archeologico di Akrotiri, che ha riaperto le sue porte dopo ben sette anni di lavori.

Posto in corrispondenza di un insediamento risalente alla civiltà minoica, esso prende il nome dall’attuale villaggio greco che sorge presso una collina nelle vicinanze, mentre il nome originale è sconosciuto. Gli scavi, iniziati nel 1967 dal Professor Spyridon Marinatos, si estendono in un’area di circa 10.000 metri quadrati, che rappresenta solo un decimo dello spazio occupato dall’insediamento preistorico ed hanno riportato alla luce le vestigia di una civiltà dimenticata, seppellita dalle ceneri del vulcano: un insediamento tardo minoico. Lo studio dei ritrovamenti ci ha consentito di apprezzare l’affascinante storia del popolo che si stanziò sull’isola e sviluppò una società urbana ben organizzata che raggiunse il punto di massimo splendore poco prima di essere spazzata via dall’eruzione del vulcano nel 1650 a.C.

Alcuni edifici a due o tre piani si sono conservati fino ad oggi in buone condizioni, essendo stati seppelliti per migliaia di anni da strati di materiale vulcanico, alcuni oggetti quotidiani deteriorabili, in legno o pelle ad esempio, hanno lasciato invece le loro sagome nella pietra pomice, ciò ha permesso agli scienziati di ricostruire lo stile di vita degli abitanti di 4000 anni fa con discreta precisione.

La parte del sito archeologico che oggi è riaperta al pubblico include la strada principale, la cosiddetta via di Telchineso e un complesso di abitazioni antiche. Le stanze al piano terra sono di solito piccole e non pavimentate e le anfore ritrovate fanno pensare che servissero da magazzino o laboratorio artigiano, quelle ai piani superiori sono invece di dimensioni maggiori, lastricate in pietra e le pareti presentano raffinati affreschi e grandi finestre. Akrotiri servì molto probabilmente da base navale per la Creta minoica ed ha avuto rapporti commerciali con la Grecia continentale, Cipro, Siria, Egitto, e le altre isole nella zona. Gli affreschi scoperti negli scavi ritraggono, infatti, sfilate di barche in quello che doveva essere un porto mercantile molto affollato. Cio che sorprende piu di ogni cosa è il fatto che l’insediamento presenti un’imponente sistema di fognature, complesso e avanzato per l’epoca con tubi in ceramica incorporati nelle mura casalinghe che arrivano fino alla strada principale ed un rudimentale bagno.

L’evidenza archeologica sembra confermare che la vita del centro terminò quando gli abitanti furono costretti ad abbandonare la città improvvisamente, e alla fine anche l’isola, a causa di gravi terremoti. L’attivitä sismica non era che il preludio alla grande eruzione minoica, durante la quale i detriti vulcanici seppellirono la città. Alcuni oggetti provenienti dal sito sono oggi conservati presso il museo locale di Santorini, mentre altri affreschi si trovano al museo archeologico nazionale di Atene. Un solo oggetto realizzato in oro, uno stambecco, è stato ritrovato nascosto sotto la pavimentazione, mentre non è stato trovato alcun resto di scheletri umani. Questo starebbe ad indicare che l’evacuazione dell’insediamento fu effettuata in maniera ordinata, lasciando poche, o forse nessuna traccia di vita.

Tante sono le cose da poter ammirare all’interno del sito, tutte ben indicate da cartelloni descrittivi in quattro lingue che si trovano in vari punti lungo il percorso, così come le piccole immagini degli affreschi famosi collocate vicino alle case dove sono stati trovati. La vista migliore della città nel suo complesso si può godere dalla piazza triangolare, vicino all’uscita, dove si trova anche il luogo di sepoltura del capo archeologo del sito, il professor Marinatos, morto in una caduta proprio nel luogo che lui stesso aveva riportato alla vita.

Guest post by Tiziana Troisi